vendredi, juillet 12, 2013

La questione curda : PYD, CNC, CSC…


"La situazione geografica e demografia dei due milioni di curdi siriani è frammentata. Le aree con popolazione curda (Giazira, Kurd Dagh / Çiyayê Kurmênc, 'Ayn al-'Arab / Kobanî) sono geograficamente separate, inoltre sono presenti 300 000 curdi sia Aleppo sia a Damasco. Durante tutto il XX secolo il Kurdistan siriano ha rappresentato la retrovia delle sollevazioni kurde in Turchia e Iraq. E il presidente Hafiz al-Asad ha lasciato una relativa libertà di movimento al PKK, al Partito democratico del Kurdistan (PDK) et all'Unione patriottica del Kurdistan (UPK). Questi ultimi due hanno sedi del partito  Damasco.
La questione curda, sempre latente, è riemersa durante la guerra civile siriana che rappresenta une sfida all'ordine politico regionale costruito da francesi e britannici alla fine della prima guerre mondiale. Ora i curdi del Grande Kurdistan sono meglio organizzati e stanno emergendo come un tassello essenziale per gli equilibri regionali. Sono sostenuti dalla prosperità petrolifera della regione del Kurdistan iracheno che emerge come polo regionale per la stabilità dell'area. Il suo presidente Mas'ûd Barzanî afferma più volte con causata anche dal mancato riconoscimento dell'identità etnica.
Il vacuum di potere nel Kurdistan siriano favorisce il controllo nella regione da parte di una quindicina di organizzazioni curde che chiedono l'autonomia e i cui punti di forza sono: una posizione negoziale migliore con Damasco, un ruolo più favorevole nei confronti della opposizione siriana restia alle richieste autonomiste curde, un segnale alla Turchia nella sua strategia verso i curdi turchi, l'avvicinamento al governo regionale del Kurdistan iracheno.
Le contraddizioni e le contrapposizioni del movimento curdo richiedono l'intervento di Mas'ûd Barzanî che riesce a dirimere la conflittualità intracurda, emersa soprattuto ad Afrin, e negozia un accordo tra il PYD e le organizzazioni curde siriana rivali per formare un consiglio nazionale e il esorta a superare le differenze per perseguire i comuni interessi curdi (12 luglio 2012). I curdi hanno un rapporto ambivalente con gli insorti arabi che ritengono indifferenti e persino ostili alle aspirazioni curde, e impediscono all'Esercito siriano libero di entrare nel territorio curdo siriano.
Il 21 luglio Asad ritira le proprie truppe dalla regione curda per concentrarle nella riconquista di Damasco e Aleppo e i combattenti curdi siriani prendono il controlla del Kurdistan. 
A questo punto si apre uno scenario che so presta a diverse e contrapposte interpretazioni. 
L'esercito siriano ha consegnato le aree curde alle milizie del Partito dell'unione democratica (Partiya Yekîtiya Demokrat) fondato nel 2003 da membri del Partito dei lavatori del Kurdistan (PKK), nella base di Qandil nella regione del Kurdistan iracheno, area che sfugge dal controllo del governo di Erbil. Da 2010 il presidente à Salih Muslîm Muhammad. Il PKK è considerato un'organizzazione terrorista da molti paesi occidentali, e la sua presenza alle frontiere allarma la Turchia che lo considera una minaccia alla sicurezza nazionale.
Molti curdi turchi considerano il PKK il campione dei diritti curdi, un simbolo trentennale di resistenza alla politica di assimilazione e di oppressione della stato turco, mentre molti curdi siriani considerano il PKK alleato del regime di Asad e sua longa manus nella repressione degli insorti curdi. 
Il PYD controlla la maggior parte delle aree liberate, fa parte dell'ampia coalizione di partiti curdi in Siria chiamata il Consiglio popolare del Kurdistan occidentale (CPKO), e dovrebbe cooperare con altri gruppi considerati più accettabili dalla Turchia.
L'altro principale blocco che raggruppa dei partiti curdi siriani è il Consiglio nazionale curdo (CNC).
Il Consiglio supremo curdo (CSC) comprende il CNC e il CPKO. Non esistono dati attendibili sul numero di membri e sull'effettiva presenza sul territorio della quindicina di partiti curdi siriani che agiscono nella semiclandestinità. 
Erbil si impone come luogo di mediazione tra le diverse parti in causa. Il presidente del Consiglio nazionale siriano, Abdel Basset Sayda, che è di origine curda, effettua una visita nel Kurdistan iracheno per incontrare Ma'sû Barzanî (30 luglio 2012). Il ministro degli affari esteri turco Ahmet Davutoğlu è ricevuto dal presidente della regione del Kurdistan (1º agosto 2012) e alla fine del colloquio concordano che "ogni tentativo di sfruttare il vacuum di potere da un gruppo od organizzazione violenta sarà considerato una minaccia comune da affrontare congiuntamente". 
Mas'ûd Barzanî ha rivelato che 700 combattenti curdi siriani rinviati a Qamishli hanno ricevuto la formazione militare nel Kurdistan iracheno, motivando questa misura come volta a prevenire il vuoto di potere nel Kurdistan siriano nell'eventualità della caduta del regime bathista.
La mossa à ambiziosa, ma la stabilità che gode la regione del Kurdistan iracheno dal 2003 e il rapido sviluppo del settore energetico contrasta con il deterioramente della sicurezza in Iraq e nella regione. Mas'ûd Barzanî è il più potente leader curdo della regione e sta espandendo la sua sfera di influenza in Siria. Se Asad cade, i curdi siriani saranno debitori verso Barzanî. Inoltre potrebbero emergere come una delle forze maggiori in Siria perché numerosi, ben organizzato e perché nella loro regione sono presenti importanti giacimenti petroliferi.
I curdi iracheni, che non hanno sbocco sul mare, si stanno posizionando per cogliere le opportunità economiche e strategiche e sopratutto un percorso alternativo per esportare il greggio facendo così diminuire la dipendenza da Baghdad e dai suoi oleodotti. Questi nuovi sviluppi possono favorire la nascita di un corridoio che raggiunga il mare Mediterraneo. Se questo dovesse avverarsi, darebbe un forte impulso alle aspirazioni del governo regionale del Kurdistan all'indipendenza. 
Secondo un'interpretazione con questa mossa i curdi siriani intraprendono una terza via: né con il regime bathista né con gli insorti. Per non rimanere schiacciati dalle die forze egemoni, si sono incuneati nel vacuum di potere e si muovono puntando ai propri interessi a lungo termine. Lavorano con le forze di opposizione, ma sono anche indipendenti da loro. Si pongono non più come vittime ma come giocatori nella partita. Inoltre, nel dopo Asad, è probabile l'emarginazione degli alawiti e quindi i curdi siriani diventano la minoranza più significativa.
Malgrado i problemi entro i propri confini, i curdi iracheni riconoscono l'importanza strategica e gli obblighi morali e nazionalistici nel sostegno ai fratelli curdi del Grande Kurdistan. Inoltre la partita d'azzardo di Barzanî sembra dare frutti quali i ritiro delle forze di sicurezza siriane dal territorio curdo e la presenza di 700 combattenti addestrati nella regione del Kurdistan. 
Per ottimizzare queste opportunità, Erbil dovrà aumentare gli aiuti per organizzare, addestrare,  dare fondi e armi ai combattenti curde siriani. E sopratutto mettere al loro servizio la propria esperienza politica e diplomatica oltre alla loro influenza regionale e agli stretti con gli Stati Uniti.
È inoltre probabile che nel Kurdistan siriano si giochi la resa dei conti tra curdi iracheni e PKK, partito che in questi decenni ha dato filo da torcere ai curdi iracheni e ha cercato con tutti i mezzi di imporre la propria visione del nazionalismo curdo in tutto il Grande Kurdistan. 

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